martedì 21 gennaio 2014

Il gran rifiuto

Adam Gase non sarà il nuovo head coach dei Cleveland Browns. Secondo il Denver Post e Adam Schefter di ESPN, l'offensive coordinator dei Broncos ha deciso di non accettare la richiesta di intervista dei Browns. Il nome di Gase si aggiunge quindi ai vari Bill O’Brien, che i Browns non sono riusciti mai ad intervistare; Josh McDaniels, che ha rifiutato quasi subito; James Franklin, che ha scelto di rimanere a livello NCAA; e di Ken Whisenhunt, che ha preferito Tennessee. D'altra parte, perché Gase avrebbe dovuto accettare? I Browns stanno cercando un nuovo head coach perché hanno licenziato l'ultimo dopo soltanto una stagione. La loro situazione a quarterback è sospetta e la classe di quarterbacks al prossimo draft lascia più domande che risposte. Gase, a 35 anni, è giovane e può aspirare di meglio. Specialmente se, come sembra, il quarterback Peyton Manning tornerà nel 2014. Sotto Gase, Manning ha lanciato per 5,477 yards, record in una singola stagione ed ha stabilito un altro primato per una singola stagione lanciando 55 touchdown passes. Nonostante la voglia che Gase abbia di diventare head coach, si trova nella invidiabile posizione di poter rifiutare l'offerta dei Browns con la possibilità di ripetersi la prossima stagione e di poter quindi avere un'offerta migliore dopo il 2014. Non c'è fretta per Gase di lasciare. Non per andare ai Browns. A Manning piace il playbook di Gase e quest'ultimo non potrà che beneficiare di un'altra stagione con l'ex Colts. A volte è meglio saper aspettare che, per la fretta, gettarsi in una situazione difficile, con il rischio di venir bruciati. La decisione di Gase di rifutare il posto dei Browns e, poco prima, quello dei Vikings, ha senso. Senza dire di come una stagione in più nella posizione non potrà che far bene al giovane allenatore.

martedì 14 gennaio 2014

La scelta di Caldwell

Identificare il miglior leader è il miglior modo di trovare un valido head coach. Parola di Dan Graziano, di ESPN.com. I Detroit Lions pensano di averlo trovato in Jim Caldwell, nominato nuovo head coach dopo una ricerca di due settimane nelle quali la franchigia ha intervistato soltanto 4 candidati. Il 58enne Caldwell diventa il secondo head coach appartenente ad una minoranza etnica a venir ingaggiato in questa postseason, raggiungendo il nuovo head coach dei Tampa Bay Buccaneers, Lovie Smith. Caldwell centra tutti i criteri che i Lions apparentemente stavano cercando di trovare nel loro prossimo head coach. Caldwell infatti è un coach con precedente esperienza da head coach, con un background offensivo e con esperienza nel lavorare con i quarterbacks. Prima di Caldwell, Detroit aveva seguito l'ex coach dei Texans Gary Kubiak, l'ex coach dei Titans Mike Munchak e l'ex offensive coordinator dei Chargers Ken Whisenhunt. Proprio Whisenhunt, considerato la prima scelta dei Lions, ha invece deciso lunedì di firmare con i Titans. Tutti gli intervistati avevano una cosa in comune: sono tutti stati già head coach da qualche parte. Caldwell è stato head coach dal 2009 al 2011 con i Colts e dal 1993 al 2000 con Wake Forest. In entrambi i casi, i risultati non sono stati totalmente positivi. Con i Colts, Caldwell ha postato un record di 26-22 in tre stagioni dopo aver sostituito Tony Dungy. Indianapolis ha raggiunto il Super Bowl nella prima stagione sotto Caldwell ed i playoffs quella successiva. Ma quando Peyton Manning si infortunò restando fuori nella stagione 2011, i Colts produssero un disarmante 2-14. Si tratta di una buona scelta per Detroit? Le opinioni divergono. Mentre i circoli interni alla NFL, compresi ex giocatori, hanno parlato bene di Caldwell, qualche dubbio resta per gli analisti. Dopo Indianapolis, lo stop successivo di Caldwell è stato con Baltimore, prima come quarterbacks coach e poi come offensive coordinator, dopo aver sostituito Cam Cameron nel dicembre del 2012. Qui Caldwell ha fatto un grande lavoro guidando Joe Flacco a vincere il Super Bowl ed a lanciare 11 touchdowns e 0 INTs nei playoffs. Tuttavia, in questa stagione sotto Caldwell i Ravens sono stati appena 29° in total offense (307.4 yards a game) e 25° in scoring (20 punti a game). E Flacco è regredito, lanciando più INTs (22) che touchdown passes (19) in questa stagione, completando meno che il 60 percento dei lanci. Detroit è alla ricerca di un head coach che guidi la franchigia fuori dall'anonimato, che trasformi il team in una presenza costante ai playoff e in una forza capace di competere per division titles e allori vari. Caldwell arriva senza l'appeal di un Chip Kelly o con il background di essere un guru offensivo. Si presentà peròò con la fama di essere un buon leader. Basterà? Caldwell dovrà dimostrare di poter trasformare il quarterback Matthew Stafford, ma di poterlo fare su un lungo periodo e non soltanto a breve termine. Se riuscirà a farlo, Detroit avrà trovato l'uomo giusto.

lunedì 13 gennaio 2014

Munchak

Mike Munchak, 53 anni, è sempre stato legato all'organizzazione dei Titans. E' stato il loro head coach per tre stagioni, 2011-2013, postando record di 9-7, 6-10 e 7-9. Ed è stato anche un giocatore con gli Houston Oilers, da cui i Titans discendono. Ha inoltre lavorato precedentemente come loro offensive line coach dal 1997 fino 2012, prima di diventarne head coach. Un Hall of Fame come lineman per gli Oilers nel periodo 1982-1993, Munchak è stato licenziato al termine di questa stagione. Un'uscita a testa alta: a Munchak era stata data l'alternativa fra licenziare alcuni assistant coaches, fra i quali alcuni suoi amici e il licenziamento. Ha scelto l'ultima opzione, preferendo restare fedele ai legami tecnici ed affettivi costruiti negli anni e scegliendo anche il principio per il quale non è necessario licenziare tanto per licenziare. Dopo aver cambiato il coaching staff della propria offense al termine della scorsa stagione, non avrebbe avuto senso per Munchak il cambiare nuovamente dopo soltanto una regula season. In particolare, il motivo del contendere fra il general manager Ruston Webster e Munchak è stato il futuro dell'offensive coordinator Dowell Loggains, che Munchak voleva confermare a tutti i costi. L'integrità e le qualità di Munchak non sono comunque rimaste inosservate. Muchak è stato infatti già intervistato per il posto di head coach a Penn State, prima che la scelta cadesse su James Franklin, a Detroit, dove è ancora favorito Ken Whisenhunt ed a Houston, per il posto di offensive line coach. Ora, secondo quanto riportato da Chris Mortensen di ESPN, Munchak verrà intervistato anche dai Cleveland Browns per il posto da head coach, vacante dopo il licenziamento di Rob Chudzinski. Browns che sono alla ricerca di un head coach dopo che il favorito per la posizione,  l'offensive coordinator dei New England Patriots, Josh McDaniels, ha deciso di non essere interessato al posto. Non è detto che Munchak venga ingaggiato nuovamente come head coach, ma sicuramente il fatto che sia nelle liste di molti GM per una qualche posizione da coach indica il buon lavoro fatto a Tennessee, indipendentemente dai risultati negativi e conferma la grande considerazione di cui l'ex lineman gode nei circoli del football.

venerdì 10 gennaio 2014

Jay Gruden, Washington, Jon Gruden e altre cose...

Gli  Washington Redskins ritengono di aver individuato l'uomo giusto in Jay Gruden, ex offensive coordinator dei Cincinnati Bengals, e lo hanno nominato nuovo head coach con un contratto da 5 stagioni. Gruden eredita un team reduce da una stagione 3-13 e con quarterback, Robert Griffin III, sensibilmente regredito rispetto alla sua stagione da rookie. La scelta di Gruden non ha l'hype delle precedenti scelte compiute dal discusso owner Dan Snyder: Marty Schottenheimer, Steve Spurrier, Joe Gibbs e Mike Shanahan avevano tutti un cv di rispetto prima di firmare con Washington. E tuttavia, la scelta di Gruden non è sorprendente come un'altra scelta fatta a suo tempo da Snyder, cioè Jim Zorn, praticamente uno sconosciuto fino al momento di essere elevato alla posizione di head coach. L'esperienza Gruden se l'è fatta nell'Arena Football League, dove è stato head coach degli Orlando Predators dal 2004 al 2008 e nella United Football League, prima come offensive coordinator sotto Jim Haslett e poi come head coach dei Florida Tuskers. Quindi il salto nella NFL, con tre stagioni come offensive coordinator a Cincinnati. Gruden non entra in una organizzazione da sconosciuto, avendo avuto legami con il general manager dei Redskins, Bruce Allen, quando entrambi erano a Tampa Bay -- dove Gruden ha passato 7 stagioni come offensive assistant dei Buccaneers -- e con il director of football operations Paul Kelly ed in passato ha lavorato, oltre con con il già citato Haslett, attuale defensive coordinator a Washington, con altri due coaches dei Redskins, come il secondary coach Raheem Morris ed il tight ends coach Sean McVay. E' difficile fare previsione sul grado di successo che Gruden potrà avere a Washington. Per alcuni analisti, l'esperienza maturata come OC di Cincinnati è abbastanza per avere una base da head coach. Per altri, al contrario, queste 3 stagioni sono poche. Ed i risultati conseguiti possono essere letti con il classico bicchiere mezzo pieno, ma anche con quello mezzo vuoto. La sua offense, con i Bengals, ha prodotto regular seasons fantastiche, finendo 10° nella NFL con 24.3 punti di media per game, ma nei playoffs ha prodotto una media di soltanto 11 punti per game nelle scorse 3 stagioni -- tutte chiuse con una eliminazione al primo turno di postseason. Il lavoro fatto con il quarterback Andy Dalton è significativo del grado di dubbio esistente intorno a Gruden. Dalton ha giocato bene nelle sue prime 3 stagioni NFL, dove i Bengals hanno vinto 30 su 48 games in regular-season, ma le sue performances ai playoff sono state negative. Gruden deve quindi essere apprezzato per aver trasformato la offense dei Bengals in una da playoff, nonostante la presenza di un quarterback mediocre dietro il centro o la non maturazione di Dalton deve invece essere attribuita allo scarso sviluppo prodotto dal quarterback sotto il suo offensive coordinator? Quello che ha prodotto in Ohio è stato abbastanza da meritare a Gruden il posto di head coach in una delle organizzazioni più importanti della NFL? C'è il sospetto che il cognome di Jay, appunto Gruden, cioè lo stesso dell'analista ESPN ed excampione NFL Jon Gruden, fratello dell'ex coordinator dei Bengals, abbia contribuito non poco alla scelta di Snyder. Di certo, l'identikit di Jay Gruden rispecchia quello del coach ideale ricercato in queste ultime stagioni da molti owners, quello cioè di un giovane allenatore, di stampo offensivo, che abbia avuto un certo successo con giovani quarterbacks. Qualcosa cambierà a livello di offense. Shanahan è un West Coast coach anche se Washington nelle ultime stagioni ha importato qualche gioco da Baylor per favorire Griffin III. Anche Gruden è legato alla West Coast, ma con distinzioni rispetto a quella di Shanahan. Riuscirà Gruden a produrre successo e continuità a Washington? Molto dipenderà da quanto sarà in grado di costruire offensivamente intorno a RG III.

sabato 4 gennaio 2014

I Titans cambiano

I Tennessee Titans hanno licenziato l'head coach Mike Munchak, l'ex Hall of Fame offensive lineman che era stato con gli Oilers/Titans per più di 30 anni. Munchak lascia dopo 3 stagioni con un record di 22-26 e nessun viaggio ai playoffs, nonostante le spese sostenute dall'ex owner Bud Adams, che in primavera era intervenuto pesantemente sul mercato dei free-agents spendendo oltre $100 milioni. Il Team president e CEO Tommy Smith, che guida il gruppo proprietario della franchigia dopo la morte di Adams, ed il general manager Ruston Webster hanno quindi deciso di cambiare. Vedremo cosa succederà del resto del coaching staff, con molti assistant coaches in scadenza, a partire dal defensive coordinator Jerry Gray e dal senior assistant/defense Gregg Williams. A rischio anche Dowell Loggains, il cui licenziamento significherebbe però l'ingaggio del terzo offensive coordinator in tre stagioni per il team. Munchak era un position coach prima di ricevere il posto da head coach a causa del suo legame con Bud Adams e per la volontà dell'ex proprietario di rinverdire i fasti del passato, dopo la conclusione dell'era di Jeff Fisher. Senza nessuna esperienza precedente come head coach o coordinator, Munchak ha fatto quel che ha potuto. Ma i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative. I Titans sono andati  9-7, 6-10 e 7-9 nelle 3 stagioni sotto Munchak. In questo 2013, i Titans sono riusciti anche a perdere contro Houston, un team che ha vinto soltanto due volte in stagione e contro i fino ad allora 0-8 Jaguars. La mancanza di dichiarazioni ufficiali nelle ore immediatamente successive alla conclusione della stagione aveva lasciato presagire una fine diversa. Jim Wyatt del The Tennessean aveva ritenuto che Munchak sarebbe ritornato. In questo caso, Munchak avrebbe dovuto sacrificare parte del suo staff per mantenere il lavoro, come spesso accade in questi casi. Invece la pausa di riflessione è servita soltanto a decidere in senso negativo del destino di Munchak. La dichiarazione del general manager Ruston Webster afferma che la decisione di licenziare Munchak è arrivata dopo una settimana di discussione circa la direzione che la franchigia vuole prendere. Forse Munchak non ha voluto prendere quei cambiamenti nello staff che la proprietà avrebbe chiesto per confermarlo. Rischia anche il quarterback Jake Locker, che ha saltato 9 games questa stagione a causa degli infortuni e che non diventato fino ad ora quel franchise player che Munchak ed i Titans speravano quando scelsero Locker con l'ottava scelta totale nel draft 2011. Il quarto anno dell'accordo inizale sotto cui sta giocando Locker è garantito ed è da  $2.09 milioni con un cap appena sopra i $4 milioni.

giovedì 2 gennaio 2014

Jeff Tedford

Secondo quanto riportato da ESPN.com la famiglia Glazer, proprietaria dei Bucs, ha deciso la strada di mezzo rispetto ai precedenti, fallimentari, esperimenti fatti con Raheem Morris e Greg Schiano, ingaggiando Lovie Smith come prossimo head coach. Smith, ex linebackers coach proprio a Tampa sotto Tony Dungy e, soprattutto, ex head coach dei Chicago Bears, condotti al Super Bowl XLI nella stagione 2004, un esperto di difesa, dovrebbe portarsi dietro l'ex head coach di Cal, Jeff Tedford, come offensive coordinator. Una scelta giudicata eccellente da molti analisti, ma che lascia alcuni dubbi ad altri. Smith ha legami con Tedford, avendolo aiutato ad arrivare a Berkeley, Calif. nel 2002 e spera che l'esperienza di Tedford possa aiutare a riproporre in Florida i successi ottenuti dall'ex Cal durante le esperienze avute al college con Fresno State, Oregon e nelle prime stagioni in California. Tedford è  l'uomo che ha scelto Aaron Rodgers quando questi era soltanto una sconosciuta recluta al Butte Community College e lo ha trasformato in un first-round draft pick. Tedford ha costruito una vera e propria quarterbacks farm con i Golden Bears, anche se poi i suoi quarterbacks hanno avuto scarso successo nella NFL, come testimmoniato dai vari Akili Smith, Joey Harrington, Kyle Boller e David Carr. Rodgers e, in parte, Trent Dilfer, sono state le eccezioni. Il fatto che la sua offense sia stata considerata troppo complessa per il college, propende a far pensare che possa funzionare al livello successivo. Resta quindi da vedere cosa farà Tedford nella NFL e cosa l'ex Cal e Smith pensano del quarterback Mike Glennon, titolare in 13 games per i Bucs come rookie nel 2013.

mercoledì 1 gennaio 2014

Il futuro di Geno

Il rookie quarterback Geno Smith è stato lo starter ed è migliorato durante l'annata, ma non abbastanza da ottenere una dichiarazione ufficiale dai New York Jets che lo renda lo starting quarterback per il 2014. Il general manager John Idzikha infatti dichiarato che il team guarderà anche ai quarterbacks nel prossimo draft. I Jets hanno la possibilità di pescare al draft (dove ci sono prospetti come Teddy Bridgewater o Johnny Manziel), ma anche di fare una trade (Kirk Cousins), o di pescare nella free agency (dove ci saranno veterani come Josh McCown e Michael Vick). Senza dimenticare Mark Sanchez, anche se probabilmente verrà tagliato. Chiaramente tutta l'organizzazione vuole che Smith abbia successo, perché ai Jets manca un franchise quarterback dall'epoca di Joe Namath. Inoltre non avrebbe senso l'aver confermato l'head coach Rex Ryan, che per forza o per piacere si era legato a Smith in questo 2013, senza puntare sul quarterback. Ma ai Jets resta qualche dubbio: Smith è migliorato ma non ha prodotto nessun 300-yard games durante l'ultima positiva striscia di partite. Il suo passer rating è stato di 83.6 ed ha battuto due teams in crisi come Oakland Raiders e Cleveland Browns, prima dell'exploit contro i Miami Dolphins. Inoltre non si possono dimenticare i 21 INTs. Però i Jets dovrebbero continuare a sviluppare Smith perché ha potenziale e perché il team lo ha utilizzato nel corso del 2013 e quindi ci sarebbero perplessità se ora dovessero fare a meno di lui e ricominciare da capo con un nuovo quarterback.Inoltre i Jets, pronti ad offrire a Ryan una estensione di contratto, fino al 2015, dovrebbero mantenere inalterato il coaching staff, almeno a livello offensivo, confermando l'offensive coordinator Marty Mornhinweg ed il quarterback coach David Lee che già hanno un anno di lavoro alle spalle con Smith. Questo, mentre altri 7 assistant coaches, inclusi il defensive coordinator Dennis Thurman e lo special-teams coach Ben Kotwica, hanno contratti in scadenza. Certo con la 18° scelta i Jets potrebbero pescare un altro quarterback nel draft, ma la soluzione più interessante potrebbe essere quella di sfruttare gli oltre $30 milioni di spazio sotto il tetto salariale per acquisire un No. 1/No. 2 quarterback pronto ad accettare il ruolo di backup e di valvola di sicurezza.